Valentino Vivace: Essere se stessi è la vera rivoluzione 

Discoteca Vivace è un viaggio sonoro tra synth, emozioni sincere e libertà individuale. Con un’estetica ispirata agli anni ’80 e un’anima profondamente personale, Valentino Vivace mescola la leggerezza della italo-disco con temi intensi come l’amore, l’identità e l’accettazione.

Discoteca Vivace (FLUIDOSTUDIO), il nuovo album di Valentino Vivace, è stato preceduto dal singolo “Eroi”, molto più di una canzone: il racconto di un momento autentico, vissuto intensamente e trasformato in musica. Nato durante una notte magica nel deserto, il brano affronta il tema dei sentimenti tra persone dello stesso sesso con delicatezza e forza emotiva. In questo dialogo l’artista svizzero condivide la sua visione di libertà, creatività e identità, tra influenze italo-disco, riferimenti culturali e una passione viscerale per l’arte come espressione di verità.

Eroi” affronta il tema dei sentimenti tra persone dello stesso sesso. Come è nato il brano e quale impatto ha avuto sul pubblico che lotta per la libertà di vivere autenticamente?

 Il brano è nato dopo una notte magica nel deserto messicano con il mio miglior amico Gabriel El Rey del Swing. Abbiamo passato tutta la notte assieme da soli attorno a un fuoco, circondati da coyote, sotto un cielo di stelle incredibili. È stato un momento molto intenso per tutti e due e il fatto di scriverne una canzone è stata una conseguenza logica. La canzone ha avuto un impatto super positivo e questo mi rende molto felice.

Parli di una connessione profonda con un amico nel deserto. Quanto è stato importante per te raccontare una storia di affetto genuino, privo di giudizi, e che riflette l’essenza dell’amore in tutte le sue forme?

È stato molto importante, perché è quello che era naturale fare per me. Mi sono lasciato guidare dalle mie emozioni e sono davvero contento di averlo fatto e di come la gente ha reagito.

La libertà di espressione è uno dei temi centrali del tuo lavoro. Quali messaggi vuoi trasmettere alle persone che vivono difficoltà nell’affermare se stesse e la propria identità, senza paura?

 Finora ho quasi solo ricevuto commenti positivi quando sono stato me stesso, quindi posso solo incoraggiare queste persone di non avere paura di essere se stessi e di credere in quello che fanno.

In “Hulahoop” citi un’intervista di Sabrina Salerno in cui parla della libertà di usare il proprio corpo. Come pensi che la musica e l’immagine possano influenzare la percezione della sensualità, promuovendo un’idea di libertà individuale?

 L’immagine ha sempre avuto un ruolo importante nel mio progetto e influisce molto su tutto il mondo Vivace. Anche qui per me è sempre importante fare quello che mi piace, vestirmi come voglio e creare i miei look, mi da confidenza.

Come vedi l’evoluzione della musica italo-disco oggi rispetto agli anni ’80? Cosa cambia nell’approccio alla libertà di espressione in questo genere musicale?

 È diventata un po’ meno pazza forse. Ho l’impressione che negli anni ’80 tutto sia stato spinto fino al limite, a volte forse troppo haha. Oggi è forse un po’ più controllato tutto quanto.

Essendo cresciuto in un ambiente molto aperto, come pensi che il contesto familiare influenzi il modo in cui affronti temi come l’amore e la libertà nelle tue canzoni?

 Lo influenza tantissimo secondo me. Ho avuto la fortuna di crescere con genitori di mentalità aperta che mi hanno dato tanto amore e la libertà di essere e fare ciò che mi piace, e ne sono molto grato.

“Discoteca Vivace” è un album che esplora diversi mondi sonori. Qual è l’elemento che più ti affascina quando crei nuova musica e come definisci il tuo sound in relazione alla libertà creativa? 

Molto probabilmente il sintetizzatore, perché è uno strumento così polivalente e all’interno è nascosto un intero mondo. In più ci sono tanti diversi modelli, cosa che rende ancora più eccitante il tutto. È un elemento centrale del mio sound, al quale non voglio porre limiti, perché vorrei sempre poter fare ciò che voglio io e non qualcosa dettato da qualcun’altro.

Ho letto che la discoteca La Baia degli Angeli ha ispirato il tuo album. Mi spieghi come un luogo così simbolico possa influenzare il tuo processo artistico? 

Ho scoperto la Baia degli Angeli un po’ per caso e ne sono rimasto molto affascinato, la vista sul mare, l’architettura, ecc. Mi sono immaginato tante volte di passare una notte durante gli anni Ottanta lì e quindi è diventata un po’ un’immagine ideale della Discoteca Vivace.

Che rapporto hai con la cultura italo-disco e come pensi che influisca sulla tua musica, specialmente in relazione alla capacità di rompere le convenzioni?

 Influisce sicuramente sul lato giocoso, spensierato e colorato però quando diventa troppo kitsch mi piace un po’ meno, si deve trovare l’equilibrio giusto e non è sempre così scontato.

L’estetica degli anni ’80 permea molto il tuo lavoro. Quali elementi di quel periodo ti attraggono di più? 

I synth, le scenografie, i look e i colori.

Come descriveresti un tuo live? Qual è l’atmosfera che cerchi di creare, e come ti impegni a trasmettere la libertà di essere se stessi al tuo pubblico?

 È un’esplosione di energia, felicità e un po’ di nostalgia. Voglio creare un momento dove il tempo si ferma e la gente si può lasciare andare, ridere, piangere, divertirsi e ballare come vuole.  È il miglior live show che abbiamo avuto finora, la mia liveband è pazzesca, tutti suonano benissimo e anche a livello di luci abbiamo creato qualcosa di molto bello.

Chi ha curato l’artwork del disco? E’ molto bello e perfetto per la musica che contiene!

Stefano Romano. Ha davvero fatto un lavoro stupendo e l’artwork si sposa perfettamente con la musica.

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Photo: Alex Vaccani with Alessandro Marzo
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